Testimonianze

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di seguito riportiamo alcune delle testimonianze, clicca sul simbolo + che vuoi approfondire 

«Eppure quel prete mi ha fatto la grazia» L’incontro con Don Serafino alla messa in Sant’Andrea. È la mamma della bimba più buona d’Italia. Emilia Gallo Simi è cieca dalla nascita. Trasmette la tipica socievolezza partenopea nel viso aperto, luminoso e parla volentieri di quella che per lei è la speranza di tutta la vita: riuscire a vedere. E, raccontando, si anima, si emoziona, arrossisce. Emilia, 53 anni è nata a Napoli, vive dal ’58 in Toscana e dal ’66 abita in città, dove lavora come centralinista al Provveditorato. È sposata (anche suo marito è cieco) e ha tre figli. La più piccola Susy, undici anni, è stata premiata nel 1988 come bambina più buona d’Italia perché è, nella vita quotidiana, «gli occhi dei suoi genitori». Da poco più di un mese la vita della donna è cambiata. Dice di cominciare a vedere qualcosa, nonostante che i medici le abbiano detto che la sua è una cecità irreversibile. Emilia afferma di distinguere le luci e le ombre, i chiari e gli scuri. Non ha dubbi: «È stata una grazia, dice, compiuta attraverso don Serafino Falvo di Pontassieve, si quello che ha riempito la chiesa al Cisternone con la sua messa».

Emilia ci racconti come è andata. «A settembre padre Serafino è venuto a Livorno e ha celebrato la messa in Sant’Andrea Come me si erano riuniti lì per la celebrazione molti invalidi. Sapevamo che il rito era dedicato alle preghiere per la guarigione. E infatti proprio questo diceva padre Serafino, che per guarire bisogna credere, avere Fede».

Ma quando ha avuto la sensazione di cominciare a vedere qualcosa? «Dopo l’incontro con padre Serafino un giorno mi è sembrato di distinguere la luce di una lampadina. Ma all’inizio ho pensato che fosse una mia suggestione, che fossi io ad illudermi di vedere. Poi una mattina in ufficio ho avuto l’impressione di distinguere il vetro di una finestra dal bianco del legno. Altre volte ho distinto i lampioni. E chi era accanto a me mi confermava quello che mi pareva di vedere. È l’occhio sinistro che ha subito un cambiamento. Prima per me era indifferente tenerli aperti o chiusi; adesso invece col sinistro distinguo qualcosa».

Ha più incontrato padre Serafino? «Sì perché qualche giorno fa, l’11 novembre per il mio compleanno, ho confidato in famiglia quello che mi stava succedendo. Sono stati loro a convincermi ad andare da padre Serafino a Pontassieve, sabato scorso. Sono riuscita anche a parlare con lui. Si è fermato e mi ha messo una mano sulla testa. Gli ho detto che avrei voluto vedere almeno una volta la luce che Dio ha creato. Il padre mi ha accarezzato gli occhi e mi ha detto di aver pazienza e di continuare ad avere fede».

In questi ultimi giorni è cambiato qualcosa? «Continuo a distinguere le luci, le cose chiare se sono accanto a quelle scure e mi oriento meglio anche per strada. Ma soprattutto ho riacquistato fiducia. L’incontro con padre Serafino mi ha trasmesso una grande serenità. Se n’è accorta anche Susi. Non so se la mia cista maggiorerà, ma intanto prendo con grandissima gioia questa speranza che sento dentro e che mi fa sentire tanto bene».

(da ·La Nazione» di Livorno. I dicembre 199n)

«AIzatevi, ora siete guariti» Due donne sono state in grado di camminare Altri episodi

Chiesa di Santa Maria Coretti a Fano: il vescovo Mario Cecchini celebra la Messa e al suo fianco c’è don Serafino Falvo, il capo carismatico del gruppo di preghiera «Gesù Amore» legato a padre Emiliano Tardif, il sacerdote che mobilita ogni volta centinaia di migliaia di fedeli in tutto il mondo. Durante questi raduni spirituali molti ammalati guariscono. «Ma il miracolo più grande è la conversione» ammonisce don Serafino Falvo, l’apostolo del Ventesimo secolo sempre in viaggio per il mondo per divulgare la parola di Dio. Una folla incredibile lo attende già da oltre un’ora, e tra i fedeli anche Gianni Varini, il veggente di Carpi.
Tante persone in piedi nell’afa canicolare. Bambini, portatori di handicap, invalidi in carrozzella.. Sembra una piccola Lourdes. Canti gioiosi accompagnano di continuo le preghiere e la gente sta con le mani alzate verso il cielo. Esplodono applausi per don Falvo che invita ad eliminare l’uomo vecchio sepolto con Cristo, a costruire l’uomo nuovo e a cacciare Satana che si nasconde nell’astrologia, negli amuleti, nella superstizione, nel male. Anche il fumo è male. E invita a depositare tutti gli oggetti di superstizione e di peccato ai piedi dell’altare: a poco a poco si ammucchiano cornetti rossi, pacchetti di sigarette ed accendini. «Date a Gesù tutti i vostri problemi e lui li risolverà».

Così inizia l’attesissima preghiera di guarigione mentre le risposte dei fedeli si fanno corali e molti alzano le fodo dei familiari. «Toccatevi le parti malate: udito, occhi, testa…». E tutti compiono questi gesti con fede. «Ci sono quattro asmatici tra voi. Chi sono?». Si vedono quattro mani alzate. «Ecco, adesso siete guariti:Respirate meglio?». Le quattro mani tornano ad alzarsi in segno di assenso. «Qualcuno cammini senza bastone». Due donne ci provano e ci riescono. «Cinque persone soffrono di malattie al fegato. Chi sono?». Ancora cinque mani alzate. «Sono guarite. Chiediamo a Dio la guarigione dei tumori: tre donne, qui in chiesa, li hanno incipienti al seno, e una persona allo stomaco. Gesù, fai vedere che non sei il Gesù storico, ma sei vivente in mezzo a noi» prega don Falvo e avverte: «Chi ha sentito brividi o calore è guarito o guarirà gradualmente. Ma Gesù ha operato tra voi tante guarigioni anche in chi non ha avuto nessun sintomo».

Una donna rende la sua testimonianza al microfono: «Ero molto malata di depressione e schiava degli psicofarmaci. Don Serafino mi ha guarita». Si chiama Nadia Castelli ed è di Senigallia. Afferma che l’anno scorso si era rivolta ad un esorcista che le aveva trovato una fattura. Tre giorni dopo, il 29 ottobre 1990, assistendo alla preghiera di don Serafino Falvo, ha accusato dei brividi. Da allora è stata benissimo.

(da il Resto del Carlino», 22 settembre 1991)

«L’ha toccata e le ha detto di muoversi, di camminare. È un miracolo, sì, un miracolo». Le lacrime sono un ricordo, la voce resa rauca dalle urla di gioia no. Ma a Paola Cuccu, 34 anni, ne basta un filo per raccontare che sua figlia Emanuela Artizzu, dodoci anni, da dieci semiparalizzata dalla distrofia muscolare, da qualche giorno può stare in piedi da sola, lontana dalla carrozzina. Emanuela non può parlare.
Un handicap che le ha impedito di andare a scuola («ha frequentato per un po’ un centro Aias») come le sue coetanee e come la sua sorellina, tredici anni, la prima di quattro figli. «Ma oggi comincia a camminare, è meraviglioso. Quando ho sentito che un sacerdote guaritore avrebbe detto messa qui a Sant’Antonio, ho sentito dentro qualcosa». Dalla casa degli Artizzu, in via Alghero 22, la chiesa dista qualche decina di metri. «Lunedì ci siamo preparati, eio e i miei figli, subito dopo pranzo, sperando di trovare un posto vicino all’altare», racconta Paola Cuccu. «Ma alle due e mezza, mezz’ora prima della messa, era già pieno».
Don Serafino Falvo, il guaritore, conclusa una funzione ordinaria, ha chiamato accanto a sé i malati. Paola Cuccu, con in braccio sua figlia, si è fatta largo tra la folla. «Le ha toccato per due volte il capo, poi le ha passato le mani sulle gambe. Mettila giù, mi ha detto, falla camminare. L’ho fatto, Emanuela è scesa dall’altare da sola, appoggiata a me solo con un dito. Ho pianto dalla gioia, ho gridato. Ed ho capito cos’era quel qualcosa che sentivo dentro, che mi diceva di andare a quella messa». Nel cortiletto di via Alghero ci sono le sculture in pietra di Giorgio Artizzu, 37 anni, manovale con la passione dell’arte. «Ho sempre avuto fede, conclude la madre di Emanuela, ma ora ne ho di più, molta di più. Ho pregato tanto, il Signore mi ha ascoltato».

Fede e speranza, da qualche giorno corrono sul filo del telefono. L’apparecchio gracchia senza sosta, il ritornello, dall’altra parte della cornetta, è ormai monotono: «Pronto, parrocchia Sant’Antonio? C’è ancora il prede dei miracoli?». Il passa parola porta a porta che ha contaminato un intero quartiere sta facendo il giro della città e non solo, ingrossando l’esercito di chi ha la sfortuna di non poter dire «quella sera c’ero anch’io». «La gente, quando sta male, si affida a tutto. Anche a questo telefono». A rispondere, spesso, è padre Mario Solinas (42 anni, di Bonorva), da settembre parroco di Sant’Antonio. «Cosa rispondo? Di avere sempre fede. Non so quando don Serafino possa tornare». Al massimo si potrà avere un numero di telefono: 055 8311312. È il recapito della casa di preghiera “Gesù Amore”, sulla strada statale 69 del Valdarno, al chilometro 1.800 da Pontassieve, alle porte di Firenze. Da lì è arrivato don Serafino Falvo, già ospite la scorsa estate della parrocchia di Sant’Antonio, una visita, allora, passata quasi inosservata. Lunedì pomeriggio ha bissato la messa e le preghiere celebrate domenica dai Salesiani di Selargius. Tornerà il prete dei miracoli? «A questo mondo si è troppo razionali», dice padre Mario. «O si ha la fede o si riduce tutto ad un fenomeno da baraccone». Il «Movimento carismatico», una corrente cattolica che a Sant’Antonio coinvolge il gruppo «Evangelizzazione duemila», ha invitato don Falvo. «I carismatici, prosegue padre Mario, non usano la parola miracolo, ma parlano di guarigione. Con il battesimo abbiamo ricevuto lo Spirito Santo e abbiamo avuto dei doni. E Dio, attraverso di noi, può compiere dei segni. Una bambina che lascia una carrozzina e cammina è uno di questi segni. Lunedì scorso ho visto tre o quattro persone handicappate muoversi da sole». Davvero tutto normale? L’imposizione delle mani, come ha fatto don Serafino, è un rito antico, un gesto di invocazione dello Spirito Santo. Ognuno può dare l’interpretazione che vuole: è una questione di fede. E chi crede sa che la guarigione più grossa è stata la liberazione dal male». Padre Solinas non si sofferma sul caso della piccola Emanuela Artizzu: «Quando le malattie guarite hanno natura neurologica è comunque improprio parlare di miracolo. A Lourdes non vengono classificati come tali». Il telefono, intanto, continua a squillare: «Quando tornerà?».

(da ·L’Unione Sarda», 16 novembre 1990)

Dopo la sua benedizione ho buttato via le stampelle» La testimonianza di una donna che ha lasciato la sedia a rotelle L’anziano sacerdote: Riportò le cose alla normalità sconfiggendo il male» Cautela del vescovo

MONTECATINI TERME (Pistoia) Don Serafino Falvo è un prete calabrese di settant’anni che ha trascorso molto tempo della sua vita a dire messa nelle lussuose crociere nel Mar dei Caraibi. Adesso è parroco di Pontassieve e si è fatto la sua fama di prete dei miracoli, anche se lui questa definizione non l’approva: «Io non faccio miracoli, io non cambio l’ordine delle cose. Al contrario riporto le situazioni alla normalità, spesso sconfiggendo il male».
Mercoledì, nella chiesa del Corpus Domini, un quartiere popolare di Montecatini, a due passi dai riflettori degli alberghi e dei negozi, si è vissuta una serata che pareva fuori dal tempo, quasi il vecchio e povero borgo si fosse preso la sua rivincita sui miracoli delle acque, dei fanghi e delle inalazioni. Don Serafino Falvo è salito all’altare a dire messa davanti a una folla di fedeli – molti gli ammalati venuti da gran parte della Toscana, seguaci del «Rinnovamento carismatico cattolico» di cui il sacerdote è il più autorevole esponente. Quasi mille persone, ognuna con una storia e una sofferenza da raccontare.
Rosetta Cardelli è una donna di 54 anni che per due anni e mezzo ha sofferto a causa di una malattia ereditaria che, dopo il diabete, le ha procurato anche un’ulcera sotto il piede e una malattia nelle ossa. È lei stessa a raccontare quel che le è accaduto, dai due interventi chirurgici alla disperazione della sedia a rotelle, fino all’incontro con don Serafino: «Ho sentito dentro di me che potevo camminare senza l’aiuto della sedia a rotelle. Ora mi muovo senza problemi. I medici che mi hanno curato non hanno saputo spiegare questa improvvisa guarigione».

Gilberto Vivarelli, 61 anni, montecatinese, racconta di un brutto incidente che lo spedì all’ospedale per due mesi. Fu operato e costretto a camminare con le stampelle. Invece, dopo l’incontro con don Serafino, non le ha più usate. Finalmente si entra in chiesa. La navata è grande, ma le panche sono gremite. C’è chi la guarigione l’ha già avuta e segue don Serafino in segno di devozione per portare la sua testimonianza, ma i più sono coloro che aspettano il miracolo della benedizione. Questa volta l’anziano prete ritarda. Fa un caldo opprimente, nessuno vuole rinunciare alle sue parole. Nell’attesa del sacerdote si cantano gli inni religiosi, la gente si scambia qualche testimonianza, molti hanno portato i parenti sulla sedia a rotelle, altri hanno solo le foto dei loro congiunti malati, altri ancora bottiglie di acqua da benedire. Una donna sui 35 anni perde i sensi e cade sul pavimento. «È una manifestazione del maligno», dice un’anziana seguace del Rinnovamento carismatico. «No, si tratta di una manifestazione del Signore, è il riposo dello Spirito», la contraddice una fedele. Alla fine, quando l’emotività e il caldo sono al punto più alto, arriva don Serafino. Volge le braccia al cielo e chiede a tutti coloro che vogliono smettere di fumare di liberarsi immediatamente del tabacco e degli accendini. Cadono sul pavimento, come in un rituale, pacchetti di sigarette e fiammiferi. Spiega don Serafino: «In questo ho sempre ottenuto grandi risultati, quasi l’ottanta per cento delle persone che si liberano delle sigarette riescono a non fumare più. È una pratica che facevo anche al tempo delle crociere, ma non potevo andare oltre, perché il capitano della nave non era molto favorevole». La Chiesa non si pronuncia categoricamente. Don Silvio, parroco del Corpus Domini, ha accettato di ospitare il collega nella sua chiesa: «Molti fedeli me l’anno chiesto e ho detto sì, anche se posso immaginare che altri avrebbero fatto diversamente»
Il Vescovo di Pescia, Monsignor Giovanni Bianchi è ancora più cauto: «I parroci hanno responsabilità e autonomia che deriva loro dal diritto canonico. per cui io non posso commentare certe cose…».

(da il Corriere della Sera», 29 giugno 1990)

Marina di Gioiosa ionica (Reggio Calabria) C’è da dire che in questi cinque anni la fede e la speranza non gli erano mai venute meno.
Domenico Vigliarolo, nato a Caulonia il 2 giugno 1936, e abitante qui a Marina di Gioiosa, con la moglie Maria Carmela Mazzaferro, ha sempre creduto nel possibile miracolo.
Ha pregato con costanza e trasporto sinceri, fin da quando si sono esauriti i tentativi medici di rimediare all’invalidità che l’aveva colpito. Entrambi avevano invocato invano la guarigione a Lourdes meta di tanti e tanti pellegrinaggi di malati fiduciosi nell’intervento superiore, l’hanno ottenuta improvvisamente a Soverato (Catanzaro) durante un rito religioso dedicato alla Madonna dello Scoglio di Santa Domenica di Placanica. Officiava don Serafino Falvo, 71 anni, di Amati (Catanzaro), direttore della Comunità carismatica; italiana di Firenze, operante in tutta Italia. Poiché la Messa era dedicata alla Madonna di cui Maria Carmela Mazzaferro è devota (e alla quali aveva rivolto le sue invocazioni affinché il marito potesse riprendersi dalla paralisi pressoché totale degli arti inferiori), lei e il coniuge si erano uniti al gruppo di preghiera di Siderno Marina che si recava, appunto, a Soverato, per partecipare alla solenne cerimonia.

Bisogno di aiuto La gente affollava il tempio. Domenico Vigliarolo non era il solo presente ad avere bisogno di aiuto A un certo punto, il rituale di questi incontri vuole che il sacerdote esorti i malati a scuotersi, a reagire. È stata la suggestione? Oppure davvero un intervento divino? Per Domenico Vigliarolo il prodigio c’è stato. Ecco come lo racconta:
“·Pregavo, pregavo con tutta l’anima. Sentivo la voce di don Serafino che mi incitava ad alzarmi, a camminare. Di colpo un gran calore mi ha preso dappertutto, la carne e le ossa. Ho lasciato cadere le stampelle e ho tentato di muovere le gambe. Resistevano, mi sostenevano. Ho potuto spostarmi da solo. E ora, guardatemi e ditemi se non è vero: mi sembra di essere tornato com’ero prima di quqel brutto incidente che mi ha bloccato per anni”.
Nella sua casa di Marina, Domenico si muove con disinvoltura. Accudisce all’orto e bagna i fiori del giardino. Felice accanto a lui, esulta Maria Carmela, la moglie che non l’ha mai abbandonato un momento. è la convinzione di coniugi Vigliarolo. «La nostra gratitudine verso la Madonna dello Scoglio non verrà meno finché avremo vita».

Gambe inerti Il dramma in famiglia venne da una caduta nel cantiere di lavoro toccata a Domenico il 9 agosto 1984. Il dottor Francesco Bono, di Locri, che seguì l’infortunato dagli inizi, riassume in un attestato la gravità dell’accaduto. Domenico Vigliarolo aveva riportato lo sfondamento dell’osso nel quale si articola il femore sinistro, dell’emibacino sinistro e del polso sinistro, con choc traumatico ed emorragico. Prognosi riservata presso il centro di rianimazione dell’ospedale di Locri e, quindi, 25 giorni di terapia intensiva in un alternarsi di complicazioni tali da far temere per la salvezza del paziente: paralisi intestinale, emorragia gastrica, infezione epatica seguita da altra infezione alle vie urinarie. Domenico Vigliarolo poteva essere dimesso soltanto il 31 ottobre 1984. Fuori pericolo ma invalido, con le gambe inerti. Adesso, il pellegrinaggio avviene all’abitazione del miracolato. Centinaia di persone vogliono toccare con mano. E lui, il protagonista, si rassegna ad essere scomodato di continuo: la gioia è troppo grande perché non vada assaporata in ogni caso.

Le autorità ecclesiastiche non si sono pronunciate. Ma si sa che la Chiesa in materia va con i piedi di piombo.

Quindici giorni fa, mi sono sottoposta ad un controllo oculistico. Il dottore guardandomi l’occhio destro mi trovò la retina lacerata dicendomi che poteva rompersi in qualsiasi momento.

Mi chiese cosa mi fosse accaduto. Io spiegai che avevo fatto una dieta perdendo ben 13 kg in poco tempo.

Inoltre avevo avuto una forte broncopolmonite con microplasma accompagnata da febbre per molti giorni. Il dottore, vedendo la grave situazione mi ordinò di recarmi in Ospedale il sabato successivo per sottopormi al Laser al fine di risaldare la retina.

Il giovedì, come sono solita fare, sono andata alla Casa di Preghiera Gesù Amore per partecipare alla S. Messa celebrata da Don Serafino. Prima della celebrazione confidai a Don Serafino che il sabato successivo sarei dovuta sottopormi ad un intervento all’occhio destro con il Laser.

Don Serafino mi benedisse l’occhio dicendomi di stare tranquilla che tutto sarebbe andato bene. In quel momento, e durante la Messa, ho sentito all’occhio malato un grande calore. Il sabato mi recai all’Ospedale per l’intervento: tutto era pronto, mi misero le gocce nell’occhio destro in preparazione all’intervento.

Il dottore, guardandomi attentamente l’occhio per qualche minuto e insieme, guardando la scheda dove era segnato esattamente il punto della lacerazione, mi disse molto meravigliato:

“Qui non c’è più niente”.

Anch’io, molto sorpresa, gli chiesi: “Dottore, questa lacerazione poteva guarire naturalmente?”. Mi rispose: “ASSOLUTAMENTE NO!” Allora gli rivelai che non doveva meravigliarsi perché avevo avuto una guarigione in seguito ad una benedizione, e che Gesù ascolta sempre le preghiere di chi gli si rivolge con fede.

Il mio desiderio in questa testimonianza he che serva alla conversione di molti affinché sentano un Gesù vivo in mezzo a noi che ci ama e ci vuole sani e felici.

Katia Corsi

Io assistei a quella Messa e devo dire che suscitò in me un vero interesse per ciò che sperimentai. Per la prima volta sentii pregare e cantare in lingue, testimonianze di conversioni e di guarigioni, cosa più strana la convinzione certa, anzi la sicurezza che questa comunità, dove i membri pregavano rivolgendosi a Gesù Risorto e vivo in mezzo a loro. Decisi che avrei indagato sul Rinnovamento nello Spirito o Carismatico, lessi i tre libri di Don Serafino ed andai al ritiro di capodanno tenuto alla Casa di Preghiera “Gesù Amore”.

Ciò che veniva detto teologicamente non era niente di nuovo, unica novità è che si realizzavano le parole Evangeliche. Questo fu rivoluzionario in confronto a come avevo visto operare nelle chiese, si passava dalla teoria alla pratica.

Gesù anche se invisibile guariva fisicamente le persone e le convertiva spiritualmente.

L’ultimo giorno del ritiro, alla Messa delle 11 chiesi a Gesù che mi convertisse e che io credessi veramente in Lui Risorto e vivo. All’Eucarestia mi sembrò talmente reale la presenza di Gesù (che era venuto in me) che io scoppiai a piangere, e piansi per circa venti minuti.

Chiesi a Gesù che mi perdonasse, non so di che cosa, ma che mi perdonasse. Tornai a casa felice e tutt’ora lo sono perché so che Gesù è vivo, entra nei cuori di chi lo cerca con umiltà. Lode e Gloria al Padre al Figlio e allo Spirito Santo, Amen.

Palermo 15/1/1992

Carissimo Padre Serafino, accludo alla presente lettera 8 fotografie che ho scattato in occasione della tua venuta a Palermo nei giorni 29, 30 novembre u.s. e 1/12 u.s. Te le invio per dimostrarti quanto ti voglio bene e quanta riconoscenza nutro per te, perché fin dal 1986, con le tue parole mi hai spinto a ritornare nella vera Chiesa di Cristo Gesù Nostro Signore. Ti ricordi? Io sono Marinella (Maria Antonietta) Ronga, nata a Cattolica; dal 1970 al 1985 testimone di Geova (per mia disgrazia!) e poi il mio amato Signore, attraverso la sofferenza mi ha riportato tra le file del Suo gregge.

Qui a Palermo, mi avevano aiutato Padre Giuseppe (siriano) francescano conventuale della Chiesa della Risurrezione, ovverosia Santuario della Madonna di Fatima. Poi Padre Anselmo, e Padre Puma e Padre Matteo La Grua.

Ma è stato proprio durante la tua visita nel 1986 al gruppo del Rinnovamento del Fonsaga che io, come ti ho già raccontato, ho ricevuto il colpo di grazia.

Se il Signore si è servito di te, delle tue parole, della tua gioia e del tuo sorriso per concludere la Sua opera.

Io, ancora non ero per niente convinta a ricevere Gesù Eucarestia, perché come mi avevano insegnato i Testimoni di Geova, pensavo che sarei stata una cannibale se avessi mangiato il corpo di Cristo, ma nello stesso tempo soffrivo di non potermi accostare al Sacramento, che per la prima volta avevo ricevuto il 24 maggio 1947, all’età di 10 anni, dalle mani dell’allora Cardinale Ernesto Ruffini nella Chiesa dell’Istituto Santa Lucia (Salesiano), dove frequentai le classi elementari. Quel giorno in cui, tu durante l’omelia parlavi, io ad un certo punto ho sentito come un calcio ed una voce che mi diceva: “Alzati e vai a ricevermi nel tuo cuore!”. Così ho fatto!

Grazie Padre Serafino, grazie per avermi aiutato ad uscire dalle tenebre. Fino a che avrò vita non dimenticherò mai che mi hai salvata.

Nel 1989 sono venuta a Montecatini al ritiro di Natale e Capodanno.

Nel 1991 al ritiro di Pasqua a S. Ellero, il 13 settembre, mentre mi trovato per vacanza/riposo a Bagni di Lucca, ho letto sulla Nazione che tu il 15 dello stesso mese ti saresti recato aViareggio, ed io ho affrontato, sebbene non tanto forte in salute più di due ore di viaggio per pregare insieme a te, ed ogni volta,grazie a Dio ne ho ricevuto sempre guarigione spirituale.

Invece in occasione della tua venuta a Palermo nella chiesa di S. Domenico, ho ricevuto anche la guarigione dall’artrosi cervicale.

Ho tanti malanni, Padre Serafino, ma io al Signore Gesù ogni volta chiedo la guarigione del mio Spirito, la pace, la serenità non solo mia, ma anche per i miei tre figli. Due gemelle di 27 anni,

Paola e Maria Concetta ed un maschio di 24 anni, Gaetano. Purtroppo il loro padre ci ha abbandonati nel 1980 per andare a convivere con un’altra donna e con lei fare altri tre figli. Io sono stata costretta a concedergli la separazione consensuale il

12/12/1990 dopo 10 anni di lotta, ed ora lui vuole il divorzio.

A me grazie a Dio, di lui, cioè del Signor Giovanni Artale,non mi importa più, perché un marito l’ho già trovato.

Lui è molto bello.

Ha i capelli lunghi, i baffi, la barba, due occhi pieni d’amore e porta sempre una bella tunica bianca come 2000 anni fa. Hai indovinato chi è? “GESÙ”.

Quanto sarei felice se i miei figli la pensassero come me! Invece sempre storie, quasi sempre arrabbiati, pessimisti ecc. e credimi,

Padre Serafino, molte volte mi rendono la vita impossibile.

Io per il momento oltre alla preghiera comunitaria e all’evangelizzazione, ho iniziato un corso di teologia di base. Tu per favore prega Nostro Signore affinché io possa fare tutto alla Sua Gloria, ed avere finalmente la pace e la serenità che desidero e che migliorerebbe anche le mie condizioni di salute fisica. Tra le foto ce n’è una di Mario e Rosalba, ti prego di fargliela avere, e poi non dimenticarti di chiamarmi a Pasqua se organizzi un ritiro in Toscana.

Grazie! Ti abbraccio e ti bacio nel Signore. Ciao.

P.S.: Prega per i miei figli, per favore!

Carissimo Don Serafino, sono fortemente attratta dal desiderio di comunicarle la mia testimonianza dell’amore folle di un Dio innamorato delle Anime.
C’era dentro il mio cuore una voce insistente che diceva: “Non mi vuole bene nessuno”.
Pur sapendo che Gesù e Maria S.S. mi Sudavano da 10 anni nel cammino Spirituale di
un Rinnovamento interiore e pur sapendo per teoria che Dio ama fin dal grembo della mamma c’era dentro di me la tristezza di non essere amata. Nell’ascoltare la cassetta n. 4 “Il Battesimo dello Spirito” e mettendo in pratica il suo consiglio e cioè: “Aprite la porta a Gesù e invitatelo a fare un viaggio nell’infanzia” mi sono ritrovata insieme a Gesù dentro il ventre di mia madre, dove la stessa per debolezza cercava di abortirmi e Gesù era li con me che mi proteggeva e ci è riuscito perché sono viva ed amata profondamente del mio Dio. Amen.

Maria

Carissimo Padre Serafino, voglio scriverli per raccontare finalmente la mia bellissima esperienza ad una persona che crede e che ha fiducia nel Signore Gesù in quanto, sino ad ora, l’ho fatto principalmente con persone di poca o punta fede. Sono venuto alla S. Messa che tu celebri il sabato pomeriggio, per la prima volta, nel mese di luglio dello scorso anno, dopo qualche indecisione ho cominciato a parteciparvi con gioia e continuità e, seguendo il tuo invito, ho offerto la mia vita al Signore Gesù: da quel momento è completamente cambiato lo spirito con cui faccio le solite cose.

Mentre prima facevo tutto per dovere civico e per dovere morale ora lo faccio per amore, gioia e serenità.

Molte sono le splendide cose che il Signore Gesù ha operato in me: non conosco più quel terribile odio che mi ha accompagnato per 46 anni; non conosco più la paura della morte, in quanto il Signore Gesù mi ha fatto capire che è un problema che riguarda più lui che me; non conosco più quello stress che mi aveva procurato anche alcuni problemi fisici.

Tante altre cose avrei da dirti ma ne scelgo due per le quali ringrazio continuamente il Signore Gesù. Per prima cosa

Egli mi ha fatto capire che nonostante i numerosi impegni di lavoro e di famiglia è possibile, durante la giornata, rivolgersi a lui quasi continuamente con ringraziamenti, lodi e preghiere; mi ha fatto inoltre capire che

Gesù è soltanto sentimento (amore, gioia, pace, serenità) pertanto per poterlo trovare, incontrare, capire, percepire occorre “spegnere” il cervello e fare “ragionare” il cuore. Ti ringrazio per avermi dedicato un poco del tuo tempo.

Sia lodato il Signore Gesù.

Non è semplice fare questa testimonianza davanti a tanta gente, ma non è neanche giusto tacere.

Io vivevo in una situazione confusionaria di religione che ha portato alla separazione di mio marito portandomi via mia figlia.

Sono trascorsi 5 anni in cui non ho mai visto e sentito mia figlia, senza sapere dove fosse. Mio figlio me lo portò via due anni fa quando c’era la guerra, faceva il paracadutista a Pisa ed le non sapevo niente.

Mi è capitato a volte di trovarlo per strada con la sua fidanzata, ma lui si voltava dall’altra parte per non vedermi.

Io però non mi sono mai scoraggiata e pregavo; l’estate scorsa sono venuta qui con la mia vespa,convinta che il

Signore mi avrebbe ascoltato, ho portato con me le foto dei miei figli; ho fatto la prima volta la Comunione qui da Don Serafino, dopo di che ho sempre continuato a farla e a pregare.

Bene, devo dirvi che un bel giorno nel mese di ottobre tornando a casa ho trovato dietro la porta una rosa con un bigliettino dicendo che i miei figli erano tornati a casa. La notte di Natale l’ho trascorsa con i miei figli alla S. Messa, avevo paura che si fossero smarriti anche dalla strada del Signore, invece il Signore me li ha conservati e custoditi molto bene.

Io ringrazio Gesù per tutto questo, un grazie particolare perché sono tornata dopo 20 anni alla fede essendo stata nei testimoni di Geova che mi avevano sviato. Lode al Signore.

Teresa Calasso

Ho ritrovato la fede in Dio nostro Signore. È stata per me il più grande miracolo che potessi ricevere da Gesù.

Entro la tua tenda la prima volta ho avuto dello scetticismo, ma si era aperto dentro di me qualcosa che non riuscivo a capire.

Tornando da lei ho ascoltato il suo modo semplice di spiegare il vangelo e nelle mie riflessioni su quanto lei ci diceva ho improvvisamente avvertito una grande pace dentro e insieme felicità.
Ora vado sempre a Messa nel mio paese non bestemmio più.
Amo di più il mio prossimo ho riportato in Chiesa anche mia moglie ed i figli.
Ora sono felice. Grazie.

Fani Polizia

Firenze, 2 settembre 1992

sono stato operato di un tumore come i certificato dimostrano, non fu un intervento dei più facili date le difficoltà dove eri istallato il male, durante l’intervento entrai in coma dove trascorsi molti giorni.
Il primario Prof. CECOTTO a mia moglie e mia madre disse che lui aveva fatto il possibile ma…. di chiamare i parenti: dato l’aggravarsi mio. L’intervento è stato superato, io sono stato bene solo due anni: credevo di avercela fatta ma son ricominciati i sintomi come prima di essere operato: tac di controllo mai chiari, ricomincia l paura grande mal di testa e depressione, sono malato come prima dovrò ri-operarmi? Io vivevo così. Pochi giorni fa mi trovavo in località Reggello e parlando con un conoscente una ragazza che conosceva tutta la mia storia mi chiese il perché non andavo a parlare con un certo don SERAFINO il quale dice messa chiamata messa di guarigione le dico se ci vai te allora provo a venirci anche io; io che non andavo in chiesa, che non entravo in una chiesa erano circa 20 anni e pretendevo che non ci andassero neppure quelli della mia famiglia; e io ho pregato.

Sono andato da questo don SERAFINO subito sono rimasto sconcertato dalla quantità di gente che riunita in preghiera aspettava l’inizio della messa (DETTA MESSA DI GUARIGIONE). Durante la messa si sono verificati fatti che a raccontare sono incredibili.

Durante la benedizione del sale, olio, acqua, io h. percepito una fonte di calore al volto e un grandissimo dolore nel punto della testa dove ha subito l’intervento; un dolore come se fossi stati aperto senza anestesia. Ho parlato con don SERAFINO gli ho spiegato i fatto accadutomi e la risposta è stata GIOVEDI PROSSIMO vieni a confessarti, sono andato mi h; confessato ora mi sento meglio di dentro e di fuori.

SE UNO QUALSIASI 20 GIORNI FA AVESSE SOLO DETTO QUANTO IO HO SCRITTO E FATTO E SEGUITERÒ A FARE,

NON SO NEPPURE IO LA RISPOSTA…….

Mi chiamo Valente Francesco e sono di Gallarate.
Sono stato operato due volte per ernia inguinale, in tempi diversi: a destra e a sinistra. Dieci giorni prima di Natale 2003, per uno sforzo non controllato, mi si ripresentava l’ernia all’inguine destro, tanto da dover ricorrere ad un supporto elastico e rimandare l’ormai necessario necessario intervento chirurgico a dopo le feste natalizie.
Durante, pero, tutto questo tempo, il mio pensiero più volte è andato al concetto che a Dio nulla è impossibile e per questo assumevo dell’acqua benedetta che mi dava del sollievo, ma non era risolutrice, oltre, naturalmente, alla preghiera.
Domenica 11 gennaio, per la quarta volta partecipavo ad una Messa Carismatica, quella di don Alejandro Festa, e durante l’invocazione dello Spirito Santo riuscivo a concentrarmi, cosa che non mi riesce spesso, sul problema e nell’arco di quei pochi minuti sentivo, in modo inequivocabile, l’intestino muoversi, sollevarsi e ritornare nella sede naturale, come se fosse stato tirato da un filo invisibile

Da quel momento il problema era risolto.
Rendo grazie a Dio

In fede: Francesco Valente

“Circa venti giorni fa, vi ho chiesto di unire le vostre preghiere alle nostre per impetrare dal Signore il buon esito di un intervento, ad alto rischio, cui mi moglie Ester si sarebbe dovuta sottoporre.
Ora mia moglie è a casa e si sta rimettendo, sia pur lentamente.

Le molte complicazioni sopraggiunte sono state superate, io credo, per la perseveranza e la intensità nel pregare anche da parte vostra.

Io e i miei figli (e mia moglie) ringraziamo vivamente voi tutti che ci siete stati vicini.

Cordiali saluti.

Giorgio Dal Bon

Sono qui davanti a voi per testimoniare la mia storia, ma sopratutto che il Signore è vivo in mezzo a noi e per testimoniare la sua immensa Misericordia.
La mia storia risale a 5 anni fa quando mi sono perso nella droga.
Come ben sapete questa strada annienta l’uomo, lo rende falso, bugiardo e brucia completamente i sentimenti della persona.
Bene io ero così: una persona morta dentro allontanandomi dalla fede.
Per circa 3 anni ho provato a disintossicarmi, rivolgendomi a centri di recupero, facendo cure con psicofarmaci ecc…, ma senza mai trovare riscontri positivi, anzi tutt’altro.
Il sabato di settembre, quando riapri la casa di preghiera, mia sorella Francesca mi propose di andare con lei alla casa Gesù Amore.
Io per farla contenta accettai.
E qui ho conosciuto Gesù. Durante la messa, don Alejandro ci disse di chiedere a Gesù una guarigione: io scetticamente chiesi la guarigione dalla droga.
Durante l’esposizione del Santissimo mi misi a piangere e sentii un forte calore interiore e una immensa pace che da anni non sentivo.
Ebbene io uscito di qui, non ho più sentito il bisogno di drogarmi e non mi sono più drogato e non riesco più a stare senza il buon Gesù.
Non vi chiedo di credere alla mia testimonianza, ma vi supplico di credere in Gesù e nella sua immensa misericordia perchè io ero cieco e mi ha reso la vista, ero perduto e sono stato ritrovato, ero morto e mi ha reso la vita.

Cordiali saluti.

Sabato, 2 giugno 2007, mi trovavo a Chianciano (SI), al Convégno annuale dei gruppi “Gesù Amare”. Gran parte della giornata è sfata dedicata a insegnamenti sulla trasmissione intergenerazionale di difetti fisici, caratteriali o spirituali, conclusi con preghiere di guarigione da ogni tipo di malattie ereditarie.
Sano nata con la colonna vertebrale “dlfettata”i il termine tecnico è cura fisiologica dà lardosi- Vuol dire che la mia colonna all’altezza della zona lombare, anziché finire con una curva morbida è naturate, formava un arco molto profondo, visibile ad occhio nudo e la conseguenza di quesito difetto era di avere spessissimo mal di schiena. Come me, anche mia madre e mìa sorella maggiore hanno questo stesso difetto genetico ed ereditario. La mia schiena èra quindi costantemente sotto stress sia stessi in. piedi, sia seduta su una poltrona o in auto. Non riuscendo a poggiare quella zona, la mia schiena non si riposava mai. Per me era pesante fare viaggi di qualche ora, stirare a lungo e ogni altro lavoro che richiedeva tempo: anche una lunga passeggiata aveva come conseguenza un bel mal di schiena. E anche se qualche sera capitava che andavo a letto senza dolore, questo non mi risparmiava al mattino: dormendo supina le vertebre lombari non toccavano il materasso, cosi ai mattino avevo la schiena leggermente rìgida e dolorante. Il disagio passava dopo circa dieci quindici minuti, il tempo necessario affinché i movimenti mattutini sciogliessero l’irrigidimento.
La giornata del 2 giugno era trascorsa nella gioia che si prova sempre con le lodi, i canti e le preghiere, ma nulla mi faceva pensare che quel giorno, o meglio quella sera. il mio stile di vita sarebbe cambiato fisicamente e spiritualmente.
Ero stata in piedi tutto il giorno fin dal mattino presto. La sera avevo fatto un viaggio dì circa tre ore per rientrare a la Spezia e finalmente verso le 23.00 ero andata a letto, ovviamente con un gran mal di schiena. Quella sera proprio non mi andana di prendere, un antidolorifico, l’avevo già preso il giorno precedente. Alzo lo sguardo e incontrò quello di Gesù in una sua immagine appesa in camera da letto, così mi esce dalle labbra una frase; “Gesù, e non metti la tua mano lì…”
“Lì”, era la mia zona lombare. Appena finisco di esprimere ad alta voce questa richiesta, sento all’improvviso un fortissimo formicolio (in po’ più in alto rispetto a dove sentivo di solito il dolore. Sinceramente all’inizio mi sano spaventata, pensando che quella sera la, schiena era messa proprio male, ma mi sembrava strano che tutto, fosse iniziato con la mia richiesta. Comindai a pensare che forse fosse davvero la mano di Gesù i minuti passavano e questo formicolio forte non cessava. Si andava rafforzando cosi l’idea che Gesù yolesse proprio farmi passare il dolore. Dopa diversi minuti avverto che molto ternamente il formicolio diminuisce e con esso anche i1 dolore lombare. Prendo forza e chiamo mio marito per dirgli che Gesù mi stava guarendo. Resto in attesa anche lui. In realtà non pensavo ad una vera e propria guarigione, poiché mi ero fermato alla sola guarigione del sintomo dei dolore. Altri minuti passano e dolore diventa debolissimo, tanto da farmi pensare che tutto stava per terminare, ma in quel momento sento un altro formicolio forte, stavolta non sulla schiena, ma all’intemo, di una piccola vertebra. È indescrivibile quella sensazione: con tutto lo sforzo che una persona ci mette non riesce a sentirsi la proprio vertebra, eppure io lo distìnguevo grazie al formicolio. Ancora non comprendevo tutto la grandezza dì ciò che stava avvenendo, anche perché in quei momenti non si riesce più a pensare, ma si resta in ascolto di quello che succede. Il formicolio alla vertebra dura meno dì un minuto e così, dopo qualche secondo, sparisce anche il formicolio alla schiena. Meravigliata mi accorgo che davvéro non avevo più dolore: Gesù è grande e immensamente generoso. Sto quasi per dirlo a mio marito, quando una consapevolezza più grande invade mente e cuore: sento tutto iI materasso. Proprio così, sentivo millimetro per millimetro tutto il materasso sotto la mia schiena. Ero incredula e stupefatta.In silenzio accendo lo luce della camera e vado verso l’armadio dove c’è lo specchio, mi metto dì profilo, alzo la camicia da notte e guardo la mìa schiena: mi sembrava più dritta, ma non mi fidavo di me stessa. Così chiamo mìo marito e gli chiedo di guardare la mia schiena; il tempo di contare fino a due e lui esclama: Hai lo schiena dritta! Finalmente tutta la gioia, la gratitudine e la meraviglia verso Gesù ha potuto esplodere nella sua pienezza. Mi rimetto a letto, mi copro bene mi giro su un fianco a parlare con il cuore a Gesù e intanto sento, solo sullo zona lombare, un soffio fresco. Tocco le lenzuola credendo di essermi scoperta no e ero ben coperta questo soffio ha continuato per qualche minuto. Più tardi, e per la gioia, a fatica, mi addormento. La mattina mi alzo dal letto con agilità, senza dolore a irrigidiménto. È così dal 3 giugno mattina, quel mal di schiena che mi bloccava, a volte per alcuni giorni consecutivi, non c’è più. Ora non mi preoccupo di quello che posso o non fare ma solo di come posso servire meglio il mio Gesù. Gesù ha sempre fatto tanto per me e ì miei cari, Lui é generoso con le sue ricchezze, è il Dio Amore, solo a Lui la Lode, l’Onore e la Gloria Alleluia.

Paola Leopizzi

Caro don Alejandro, mi chiamo Maria Teresa Mancini, abito a Cambiano di Castelfiorentino – (Fi) e da qualche mese vado il martedì agli incontri del gruppo “Gesù’ divino amore” a Petroio; scrivo per testimoniare una Grazia che ho ricevuto alla S. Messa che Lei ha celebrato il 24 giugno 2003, proprio a Petroio – Sovigliana – Vinci.

Da tempo, causa cattiva circolazione, avevo delle ferite alla gamba sinistra che non risarcivano, mi buttavano e dovevo tenerle fasciate, inoltre la gamba era sempre molto gonfia.

Durante la preghiera di guarigione pensavo alla gamba e a queste ferite; il giorno dopo mercoledì 25 giugno, mi sono accorta che le ferite si erano chiuse, lasciando solo il segno e la gamba non era più gonfia.

Grazie Gesù.In fede Mancini M. Teresa

Era ottobre 2005 quando feci una visita dall’Endocrinologo per vedere se avevo problemi alla tiroide. Facendo un esame più approfondito mi riscontrarono un nodulo ala tiroide che dovevo controllare successivamente con esami ancora più specifici.

Partecipando alla S. Messa di guarigione, che si fa sempre ad ogni fine mese, chiesi dopo la Messa a Padre Alejandro se gentilmente poteva fare una preghiera per me e lui mi rispose di si. Quando mi impose le mani mi disse che il Signore mi stava guarendo; in quello stesso momento sentii un forte calore su tutto il corpo e una pace immensa. Dopo alcuni giorni sono andata a ripetere l’esame per il nodulo alla tiroide e con grande stupore il medico non riscontrò più alcun nodulo. La mia gioia è stata immensa e compresi che il Signore mi aveva guarita, così ho cominciato subito a lodarlo e ringraziarlo per la mia guarigione.

Con fede.

Chilardi Giuseppina

Sono Fabio Minguzzi. Nel gennaio 2006 mi avevano diagnosticato un’insufficienza respiratoria e dovevo portare l’ossigeno giorno e notte per tutta la vita.

In quel periodo venivo alla Casa di Preghiera “Gesù Amore” alle S. Messe celebrate da Don Alejandro, il quale per alcune volte pregò benedicendomi con l’olio degli infermi. Dopo ho continuato a partecipare alle S. Messe alla Casa di Preghiera con uno spirito nuovo, dopodichè ho fatto la visita di controllo all’ospedale S. Maria Nuova e la “gas analisi” andò totalmente bene, i medici mi dissero che ero guarito.

Io e mia moglie ci siamo abbracciati nella gioia perché per noi era iniziata una vita nuova e ora ci sentiamo più vicini a Dio e a Maria.

Lode e gloria al Signore Gesù che opera sempre meraviglie.

Faccio parte di questo gruppo (Gruppo “Maria Regina delle Vittorie” di Portici (NA) M. C. C.) da molti anni, anche se da un po’ di tempo, per motivi di lavoro le mie presenze non sono molto assidue, ma quando la responsabile mi chiama, per un evento importante, cerco di essere presente. La responsabile Susi Papa chiamò sia me che mia moglie per l’incontro di Chianciano del c.a., ed io le dissi che certamente saremmo andati al convegno, così è stato.

La mattina di sabato ci recammo tutti i gruppi nel luogo dove si teneva il convegno e quella mattina mi ero alzato con un forte dolore alla cervicale, perché sono sofferente da molti anni di questo problema.

Incominciammo a fare le preghiere con tutti i fratelli, io e la mia famiglia ci trovammo alla parte alta del teatro e mi ricordo che in una preghiera di guarigione ad un certo momento alla fine della stessa il Sacerdote disse che Gesù stava guarendo delle persone. Il sacerdote disse anche: “lassù, in fondo, il Signore ha guarito un uomo che soffre di dolori cervicali, ma quest’uomo non ha alzato la mano per vergogna” e indicava la zona dove io ero seduto. In quel momento mi è venuto un brivido, perché quella persona che non aveva alzato la mano, ero io; il Sacerdote aveva ragione perché mi era mancato il coraggio di alzare la mano in quanto il dolore alla cervicale che avevo si era tolto. E posso confermare che sono state giornate meravigliose. Lode al Signore, alleluia.

Saverio Pomposo

Frequento il gruppo “Maria Regina delle Vittorie” di Portici (NA) da tredici anni.
Ho partecipato al congresso che si è svolto a Chianciano (SI) e desidero fare le seguente testimonianza.
Ho avuto una madre che è stata un vero pilastro, un muro portante nella famiglia, però aveva un carattere molto severo, insopportabile e ciò mi ha sempre creato grande sofferenza.
Io e mia madre abbiamo avuto un rapporto molto conflittuale, ma mamma si ammalò di cuore molto seriamente quando aveva 48 anni ed io 18 anni, dovetti prendere le redini della casa.
La malattia è durata 24 anni, ma gli ultimi 10 anni sono stati tremendi; in particolare negli ultimi 3 mia madre era diventata molto aggressiva ed io dovevo rifugiarmi presso le abitazioni delle altre persone che, fortunatamente, sono sempre state accoglienti, comprensive e disponibili con me.
Verso la fine dei 3 anni si era formato in me un odio ed un rancore verso mia madre molto profondo.
La sua morte, avvenuta 15 anni fa, fu per me una liberazione, ma in me non c’è mai stata pace.
A Chianciano Padre Gustavo pregava in merito ai problemi generazionali ed alle parole di conoscenza di alcune guarigioni in merito, avvertii che ero stata guarita dal terribile rancore che provavo verso mia madre.
Ringrazio il Signore perché per me era una sofferenza interiore terribile.
Oggi penso nuovamente a mia madre, ma con amore e riconoscenza.

Lode e Gloria a Te Gesù.

Alleluia.

Liliana Licenziata

Venerdì 19 settembre 2008 ho partecipato con mia moglie alla messa di guarigione celebrata da don Alejandro Festa presso la chiesa di San Valentino di Castellarano.

Al momento dell’invocazione, da parte del sacerdote, relativa agli ammalati e ai malanni fisici per cui chiedere la guarigione, ho alzato la mano per la risoluzione dei problemi relativi al braccio e al gomito questo pensando a mia madre che da anni soffre per problemi alle braccia ed alle spalle, senza pensare al mio problema che avevo alla mano destra: dolori e gonfiore al palmo e al dito medio ormai da diverso tempo.

Al risveglio della domenica mattina mi sono reso conto che la mano destra era come la sinistra e non sentivo più alcun fastidio; ho fatto alcuni lavori per sistemare il garage ed al termine ho sentito riaffiorare qualche lieve dolore che sono poi scomparsi e ne ho messo a conoscenza mia moglie che è stata felicissima e soprattutto dal giorno dopo più nulla ed è ancora così.

Oltretutto ho sostenuto una visita con ecografia, già precedentemente programmata, il giorno 2 ottobre dove non hanno riscontrato assolutamente nulla: nessuna traccia di eventuali tendinite, artrosi o artriti.

Grazie Gesù.

Antonio Tirabassi

Tirabassi Antonio
V.le Gramsci, 379
41037 – Mirandola (MO)
Tel. 0535 24209 – Tel. e Fax 0535 23200
Cell. 338 8581909
e-mail: antoniotirabassi@libero.it[

Ho deciso di portare fra voi la mia esperienza non per indurvi ad un facile miracolismo, ma per farvi partecipi di una mia profonda convinzione: nei momenti più bui e di massimo sconforto non bisogna mai perdere la speranza, anzi la fede, perché il Signore ci è sempre vicino ed opera secondo il Suo imperscrutabile progetto d’amore.

Tutto è iniziato nel maggio 2008, quando, cadendo, mi sono fratturata il polso. Con pazienza e serenità ho affrontato i mesi di gesso e riabilitazione.

Guarita, ho ripreso la mia vita normale che, però, è durata poco. Infatti nel mese di agosto si sono presentati fortissimi dolori paralizzanti alla schiena e ad ambedue le gambe. Nessun medicinale riusciva a recarmi un po’ di conforto. Durante le mie preghiere, mentre recitavo il S. Rosario, ripetevo fra me che infondo ero fortunata ad avere, nella sofferenza, le cure e l’affetto dei miei cari, mentre il Signore Gesù era solo nel martirio supremo della croce.

Ho avvertito la gravità della malattia una domenica mattina, quando non sono riuscita neppure ad alzare la testa dal cuscino per poter assistere alla S. Messa alla televisione e ne ho ricevuto la conferma dalla risonanza magnetica cui sono stata sottoposta in quei giorni: lesione espansiva, osteolitica, con estensione extra intracanalare, che coinvolge il processo articolare L2 – L3. In poche parole si parlava di una lesione alla vertebra L2, di una estesa massa sul lato destro e di un foro alla quarta vertebra lombare.

A questo punto gli specialisti e cioè due neurochirurghi ed un oncologo hanno deciso l’immediato ricovero per l’asportazione della massa.

Durante i due giorni successivi a questo responso medico sono stata pervasa da un profondo senso di sconforto per la consapevolezza della gravità di ciò che mi attendeva, poi la mia povera fede ha preso il sopravvento. Ho ricominciato a pregare ed ho chiesto preghiere a tutti, in specie a don Alejandro e ai fratelli della comunità.

Abbiamo pregato insieme, con grande fervore, davanti a Gesù Eucaristico. Chiedevo a Lui la più umana e terrena delle grazie: lasciami vivere! Poi però subito aggiungevo:”Non la mia, ma la Tua volontà sia fatta Signore Gesù”.

Sabato 11 ottobre , cioè il giorno antecedente il mio ricovero, Don Alejandro mi ha impartito il Crisma degli infermi, pregando a lungo su di me. E’stato proprio durante questa preghiera che ho sentito scendere nel mio cuore una grande pace che ha pervaso tutto il mio essere e mi ha accompagnato nei successivi, convulsi giorni del ricovero.

In ospedale ho continuato a sottopormi agli esami propedeutici l’intervento operatorio, fissato per il giorno mercoledì 15 alle ore 11 del mattino. Il martedì pomeriggio mi hanno effettuato l’ennesima risonanza magnetica con e senza contrasto per la durata di 1 ora e 10 minuti, cosa insolita per un esame che in genere non ne richiede più di 20. Mentre mi trovavo dentro il tubo, con tutta la forza del mio cuore chiedevo allo Spirito Santo di scendere su di me e di operare il miracolo che la diagnosi, già di per sé molto pesante, non risultasse ancora più gravosa.

La sensazione di grande pace, e questo è il vero miracolo, non mi abbandonava neppure mentre attendevo l’ultimo responso, mentre continuavo ripetermi senza alcun timore “Non so se domani mi risveglierò……. comunque non ho paura perché il mio corpo e la mia anima sono nelle Tue mani Signore ! ” Nascevano spontanee dentro di me le parole del Salmo 23: “Anche se andassi per valle oscura non avrei a temere alcun male, perché Tu mi sei vicino, mi sostieni col tuo vincastro… ” Proprio mentre ero immersa in queste preghiere un’infermiera mi ha informato che il neurochirurgo mi voleva parlare. Come un automa sono entrata nello studio del Professore il quale mi ha fatto accomodare e mi ha detto queste testuali parole:”Signora, domani avrei dovuto sottoporla ad un intervento molto delicato di asportazione della massa e della parte di muscolo compromessa. Bene, io domani non la opererò, perché la massa non c’è più. Dalle ultime indagini risulta solo uno stato infiammatorio. Domani sarà dimessa.” Io, allibita, anzi fortemente emozionata, ho chiesto “E’ un miracolo?”Lui non ha risposto con la voce, ma con un leggero cenno della testa.

Anche l’oncologo ha confermato quelle miracolose parole e quindi il giorno seguente sono uscita dall’ospedale. Dopo due mesi e dopo cinque mesi sono stata sottoposta a nuove risonanze magnetiche, che hanno confermato l’ultima, fausta diagnosi. Adesso mi sento bene nel corpo e nello spirito, ho ripreso la mia vita normale e non smetto mai ringraziare il Signore Gesù per avermi aiutato a mantenere, anzi a rinforzare la mia fede proprio nei momenti più bui e tormentosi.

Termino la mia testimonianza ricordando le parole di Gesù: “In verità vi dico, chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto.
In verità vi dico, qualunque cosa chiederete al Padre mio nel mio nome, Egli ve la concederà. In verità vi dico, passeranno il cielo e la terra, ma le mie parole mai!”

14.05.2009

Rita Rubicone

Nel servire la Chiesa ha ricevuto ciò che a tutti ha donato: l’amore di Cristo Gesù

Descrivere un profilo spirituale e umano di Don Serafino Falvo, è davvero una impresa difficile per noi, anche se abbiamo vissuto accanto a lui un’esperienza indimenticabile, unica e irripetibile. Ma siamo sicuri che lo Spirito Santo parlerà per noi. Un suggerimento tanto per “iniziare”, può tornarci utile dalla definizione dell’autorevole Rettore del Seminario di Fiesole, Mons. Ferrnando Falai, che all’epoca, con Don Serafino Falvo in piena attività, diceva all’incirca così: ” Gesù, a Don Serafino gli sprizza da tutti i pori”. E secondo noi rende bene e in modo autorevole tutta la missione spirituale di questo figlio della Chiesa Cattolica. Forse non esageriamo quando affermiamo che Don Serafino ha davvero ubbidito al comando del Signore Gesù: “Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo“(Mt. 28, 19). E ancora:“Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra” (At. 1, 8). In lui c’era una esigenza urgente e irrefrenabile di predicare e far conoscere Gesù al mondo intero sia come Dio Salvatore dell’umanità che come Vero Uomo, e si fa vicino agli uomini con la sola forza dell’amore. Entrare nella loro vita e guarirli e liberarli dai problemi umani e spirituali. Infatti, spesso veniva definito come il Mosè della Toscana (cioè colui che libera il popolo di Dio dalla schiavitù del peccato), altre volte come il Giovanni Battista che dice: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo” (Gv. 1, 29)… Egli (Gesù) deve crescere e io invece diminuire”(Gv. 3, 30). E tutta la sua attività spirituale – culturale, attraverso i suoi tanti insegnamenti, libri, incontri televisivi e radiofonici, etc, era impostata sull’irrinunciabile desiderio di rivelare la Verità in un mondo che sta andando alla deriva perché sta perdendo ogni riferimento morale e spirituale. Spesso diceva:”Il mondo brucia e noi non possiamo permetterci il lusso di chiederci chi è stato ad appiccare il fuoco, ma dobbiamo spegnere il fuoco il più presto possibile”. Il suo motto (o il suo motore primo) era rappresentato da alcuni versetti del libro di Isaia a proposito della venuta del Messia : “Non lascerà che si spenga un lucignolo affumicato o spezzare una canna incrinata” e lo ripeteva a tutti, anche alla Comunità “Gesù Amore” di cui era il Fondatore. Insomma, lui non era nato per vivere e predicare in una “Casa di Preghiera” o in una Parrocchia, le sue vere dimore erano l’auto, il treno, la nave, l’aereo, cioè correre ovunque ci fosse una richiesta di conoscere Gesù, con il solo ausilio di una capiente valigia. Quando si preparava per partire per qualche località italiana o fuori del nostro Paese, qualcuno gli parafrasava Isaia: “Come sono belli i piedi di colui che porta lieti annunzi”. E lui rideva con gioia con un sorriso tipico e innocente dei bambini, quando sono colti di sorpresa mentre stanno per ricevere un regalo tanto desiderato. Una vera felicità esprimevano quei suoi occhi di azzurro chiaro come il cielo sereno e terso di un giorno di primavera.

Due episodi possono chiarire meglio chi era Don Serafino e qual’era l’urgenza interiore che lo spingeva alla predicazione. In una grigia domenica (erano gli inizi di primavera) eravamo a Fano (provincia di Pesaro) e la mattina Don Serafino avvertiva forti disturbi alla testa, dovuti probabilmente ad un calo di pressione arteriosa, e chiedeva a noi che l’accompagnavamo di pregare, pregare e pregare intensamente. Cosa che avevamo fatto non senza una certa preoccupazione e dopo circa un’ora Don Serafino ci informava di sentirsi meglio e di essere pronto a cominciare il ritiro con il Gruppo di Preghiera di Fano, responsabile dell’invito. Finito il ritiro, con la celebrazione della S. Messa, si riprendeva a sera inoltrata il viaggio di ritorno verso Firenze. In auto Don Serafino ci confidava di non aver sentito mai così forte la presenza dello Spirito Santo nella Chiesa dove aveva celebrato la S. Messa e di avere avvertito un vigore fisico e spirituale mai sperimentato prima. Era la conferma come Dio usava il suo strumento anche in condizioni fisiche molto precarie. Infatti S. Paolo arriva a dire “è quando sono debole che sono forte, perché si manifesti in me la potenza di Cristo Gesù”. La seconda volta accadeva nel Febbraio del 1991, cioè durante il periodo della prima “Guerra del Golfo” in cui risultavano impegnati gli anglo-americani con la Nato contro l’Iraq di Saddam Hussein il quale aveva occupato arbitrariamente il vicino Paese del Kuwait. Quindi, come è immaginabile vi era il pericolo di attentati terroristici sugli aerei o nei Paesi coinvolti nel conflitto. In quel periodo Don Serafino era stato invitato da alcuni suoi amici “carismatici” a tenere un “tour de force” in Inghilterra per predicare le meraviglie che Gesù aveva fatto nella sua vita di sacerdote e missionario, cioè come “parroco del Mondo”. Ebbene una sera dopo la S. Messa, celebrata come di consueto alla Casa di Preghiera, Don Serafino chiese alla Comunità se vi fosse qualcuno disposto ad accompagnarlo in quella difficile missione, però rassicurando tutti di non temere per ciò che stava accadendo nel mondo (purtroppo l’Italia era impegnata nel conflitto) perché Dio proteggeva i suoi figli da ogni pericolo, specialmente quando essi risultavano impegnati a predicare la sua Parola. Una sola persona rispose al suo accorato appello e come due “incoscienti” decidevano di partire e di andare in Inghilterra a predicare la “Buona Novella” del Signore Gesù, nonostante le bombe e qualche probabile attentato terroristico. Non dimenticheremo mai quella meravigliosa esperienza spirituale fatta in un Paese per certi versi lontano da noi come cultura e mentalità, ma con dei fratelli pronti ad unirsi a noi per lodare e ringraziare Cristo Gesù per i doni meravigliosi che ogni giorno Egli offre con magnanimità e misericordia. L’”Ardente apostolo dei nostri tempi” ancora una volta aveva vinto, con Gesù, la sua battaglia contro il “Nemico” che da sempre vorrebbe impedire ai “figli di Dio” di far conoscere al mondo intero il suo grande Amore. Fu un’esperienza meravigliosa anche dal punto di vista dell’unità dei cristiani. Infatti, Don Serafino rispondeva ad un invito fatto da fratelli cristiani del “Full Gospel” (Pieno Vangelo) dove ciascuno portava la sua testimonianza di come Dio avesse agito e cambiata la propria vita. In questo movimento fanno parte coloro che possono vantare un incontro personale con Gesù, in un momento particolarmente difficile e doloroso, ma che avevano avuto il coraggio di lasciarsi guidare da Lui. La vita spirituale e materiale, e perché no anche gli affari, avevano così subito un drastico cambiamento a favore dell’amore verso Dio e verso i fratelli. In quel “tour de force” inglese, ricordiamo un particolare molto curioso che divertiva molto le persone presenti agli incontri, ed era rappresentato dal modo con cui venivamo presentati alle persone invitate. I responsabili del suddetto movimento del “Full Gospel” presentavano Don Serafino e noi come “The mafia of God”, suscitando l’ilarità generale dei presenti, essendo essi venuti a conoscenza che Don Serafino e noi eravamo originari di Regioni italiane dove purtroppo agisce la malavita organizzata (la ‘Ndragheta per la Calabria, terra nativa di Don Serafino e la Camorra per la Campania, la nostra terra di origine). Così ancora una volta veniva confermata la parola della Bibbia: Dio sceglie ciò che nel mondo è stolto per confondere i sapienti, e ciò che nel mondo è nulla per ridurre a nulla le cose che sono, perché nessuno possa gloriarsi delle opere di Dio”.

…Free my people! …Use my Name! …There is power in my Name! …Bind my enemy! …Libera il mio popolo! …Usa il mio Nome! …Vi è potenza nel mio Nome! …Lega e combatti il mio nemico! Queste erano alcune esortazioni che Gesù faceva “in profezia” a Don Serafino quando, come “Cappellano di bordo”, ricevette il Battesimo nello Spirito (ad opera di Padre Giorgio Del Prizio), e, in un certo senso, insieme all’altro invito pressante e urgente della Vergine Maria (“Fate quello che Egli vi dirà”) sono stati sempre il suo “programma” missionario in Italia e nel Mondo. E possiamo dire che questo programma sia stato il “segno” distintivo di questo figlio di Dio, l’espressione di un amore così grande verso i suoi fratelli di fede che non si sottraeva mai al loro grido di aiuto e di dolore. Anzi, quando si accorgeva che un fratello potesse avere qualche problema, dopo aver invocato su di sè e sul fratello l’aiuto e l’assistenza dello Spirito Santo, si preoccupava di fare subito discernimento. Nelle sue omelie spesso ripeteva che nessuno uomo può salvare se stesso o un altro uomo, solo il Sangue di Gesù può salvare l’uomo e l’umanità nella sua interezza: anima e corpo. La sua fede era così forte che nemmeno l’aggressività a volte manifestata da qualche fratello sofferente fermava la sua preghiera fatta nel nome di Gesù. Citiamo due casi a conferma di questa incrollabile fiducia nel Nome e nella Persona di Gesù. Un giorno ci trovavamo nella Chiesa di S. Antonio a Viareggio per un incontro di preghiera con un gruppo “Gesù Amore” e ogni volta che Don Serafino nominava il nome di Gesù, una ragazza “piccola” e “magra” incominciava a reagire con parole irriferibili, disturbando rumorosamente l’insegnamento e la preghiera. Allora Don Serafino pregò alcuni responsabili del Gruppo di accompagnare in sagrestia la ragazza affinché potesse terminare l’incontro promettendo che al termine l’avrebbe incontrata e pregato per lei. E così avvenne. Quello che successe dopo sinceramente non possiamo riferirlo perché non eravamo presenti alla preghiera di liberazione che Don Serafino fece per la ragazza. Possiamo soltanto dire che si udivano urla e bestemmie in continuazione e quando tutto fu concluso potemmo vedere la ragazza che accusava un forte dolore ad un braccio, però aveva un volto luminoso ed una espressione molto felice come se si fosse liberata da un grande peso. Soltanto dopo abbiamo saputo che le si era slogato un braccio a causa della forza inaudita che sprigionava ogni volta che sentiva nominare il nome di Gesù e per lo sforzo dei responsabili del Gruppo a trattenerla perché non potesse fare del male a Don Serafino e alle persone che pregavano per lei in quel momento.

Il secondo caso avveniva una domenica nella bellissima

Basilica di S. Apollinare in Classe della città di Ravenna.

Don Serafino aveva appena terminato la celebrazione della S. Messa e si avviava verso una “postazione” libera (allestita per i sacerdoti) per svestirsi degli indumenti sacri. All’improvviso compariva alle sue spalle un “energumeno” (un giovanotto alto e robusto) e tante persone che cercavano di trattenerlo. Aveva nella mano destra un oggetto voluminoso con il chiaro e inequivocabile intento di colpire il nostro “ ignaro e indifeso” sacerdote. Qualcuno aveva avuto appena il tempo di avvertirlo: “Attento Don Serafino!”, però egli senza scomporsi si gira e vedendo l’aggressività del giovane fece appena il tempo di pronunciare: “Nel nome di Gesù ti privo della forza diabolica che è in te e ti benedico nel nome del Padre del Figlio e della Spirito Santo”. A queste parole il giovane cadeva a terra come un “sacco di patate” privo di forza e in completa catalessi, lasciando le persone presenti sgomenti e senza parole. Dopo una mezzora il giovane malcapitato si svegliava dal quel “torpore” benefico (che i “Carismatici” chiamano : ”Sonno nello Spirito”) e andava ad incontrare, abbracciandolo, Don Serafino e ringraziarlo per averlo liberato da una “malefica oppressione”. Gesù vive, e vive in mezzo a noi! Alleluia!“Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura (…) E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio Nome cacceranno i demoni….” (Mc. 16, 15-17). La conseguenza degli avvenimenti appena raccontati erano le numerose conversioni di tanta persone venute per l’occasione ad ascoltare questo “Araldo del Vangelo”, soprattutto di quei “scettici” che qualche istante prima avevano contestato tutto e tutti. Gloria a Dio!

Vorremmo ora citare un altro caso in cui si manifestava la “potenza salvifica e guaritrice del nome di Gesù”. Nel mese di giugno del 1998 nella Chiesa di “S. Giuseppe” della città di New York, arrivava su una sedia a rotelle una giovanissima e bella signora per partecipare, insieme ad alcuni suoi amici, alla celebrazione della S. Messa di Don Serafino Falvo, invitato per l’occasione dal Gruppo “Gesù Amore” di New York. Ci avevano informati che l’immobilità della giovanissima signora, dall’ apparente età di 25-30 anni, era dovuta ad una brutta forma di sclerosi.

Gli amici di questa signora, che per convezione chiameremo “Maria” – in ossequio alla sorella di Marta di evangelica memoria perché “si era scelto la parte migliore” – l’avevano introdotta nella Chiesa portandola “di peso” con la sua sedia a rotelle a causa di una scalinata antistante la Chiesa (Ved. Foto). Come abbiamo appena accennato all’inizio di questa storia si era nel mese di Giugno e faceva abbastanza caldo e “Maria” indossava per l’occasione un vestitino abbastanza leggero e quasi trasparente (vedremo più avanti l’importanza di questo frivolo dettaglio). Don Serafino iniziava l’incontro in un mattino abbastanza assolato, fuori faceva molto caldo ma nella Chiesa si godeva di una piacevole frescura, forse dovuta al maestoso stile architettonico della Chiesa. “Maria” ascoltava in religioso silenzio l’insegnamento di Don Serafino che verteva sull’importanza di una conoscenza personale del Signore Gesù attraverso l’esperienza di una personale Pentecoste rendendosi docili all’azione dello Spirito Santo e lasciando a Lui ogni iniziativa nello svolgersi della nostra vita materiale e spirituale, secondo il precetto paolino del lasciarsi riconciliare con Dio (…) e di non conformarsi alla mentalità di questo mondo rinnovandosi continuamente nella mente e nello spirito (…) perché i desideri della carne sono contrari a quello dello Spirito. Insomma, Gesù vuole donarci la pienezza della vita: “Io sono venuto perché essi abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza”.

Finita la S. Messa Don Serafino si avvicinava a “Maria” e dopo un amorevole sorriso le chiedeva perentoriamente: “Tu credi che Gesù possa guarirti?”. “Maria” timidamente e un po’ titubante gli rispondeva: “Si, padre, credo” (ovviamente il dialogo si svolse tutto in inglese perché “Maria” non conosceva una parola della lingua italiana, mentre Don Serafino aveva una perfetta conoscenza della lingua inglese, frutto della sue missioni anglo-americane). A questo punto Don Serafino con voce ferma intimava a “Maria”: “Nel nome di Gesù alzati e cammina!”. Improvvisamente si scatenava la potenza del “Dio Amore” e chi era presente non può tacere ciò che hanno veduto i suoi occhi. L’amore di Dio senza limiti si riversava su “Maria” avvolgendola in un abbraccio tenero e compassionevole da darle il coraggio della “prima volta” necessario per alzarsi dalla sedia a rotelle e tutta tremante nelle gambe (il tremore delle gambe s’intravvedeva appunto dal suo abito leggero e un po’ trasparente e ciò poteva essere visto da tutti gli astanti presenti al prodigio) e piena di brividi per tutto il corpo, iniziava a muovere i primi passi, prima incerti, però accompagnati amorevolmente dalla mano di Don Serafino, e poi sempre più sicuri e più stabili fino a fare una breve passeggiata, anche se ancora un po’ incerta e traballante. Gesù ormai l’aveva guarita nel corpo e nello spirito. Gloria a Dio! “Infatti dice Gesù: “Chi crede in me farà le stesse cose che ho fatto io e ne farà di più grandi, perché io vado al Padre”. La bella storia di “Maria” si concludeva con il suo ritorno a casa senza l’ausilio della sedia a rotelle e con lo stupore di suo marito e del suo medico curante esterrefatto (particolare non trascurabile: era di religione ebraica) il quale appreso l’accaduto sembra abbia “bofonchiato” sotto voce: “Forse ho sbagliato religione”.

Grazie Gesù, fatti conoscere prima possibile anche dai tuoi fratelli ebrei.

Vorremmo concludere queste poche righe con le parole dell’apostolo Giovanni tratte dalla sua “prima lettera”: “(…) Ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato (…) quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi” (1° Gv. 1, 1-3); e con le parole del Vescovo della Diocesi di Fiesole, Mons. Luciano Giovannetti, che meglio di ogni altro riesce a dare un ritratto sintetico ed efficace nella sua omelia il giorno della felice dipartita del nostro amato Don Serafino Falvo: ”Riscaldava i cuori perché lui stesso era una parola vivente (…). Lui stesso è diventato un pane spezzato, spendendo tutta la sua vita per Gesù Cristo e per i fratelli”.

Inoltre, con immensa gratitudine e grande gioia diciamo: lode, gloria e onore a te Signore Gesù. Diciamo grazie anche al tuo strumento, Don Serafino Falvo, al quale chiediamo di intercedere da lassù presso di Te, Gesù, perché Tu possa accendere quel fuoco di potenza, di gioia e di amore – lo Spirito Santo – nei cuori di tutti i componenti della Comunità “Gesù Amore” a cominciare dal nuovo Araldo che ti sei scelto, Don Alejandro Festa, da renderli testimoni autentici del tuo Vangelo superando in coraggio e audacia la propria fragilità umana. Invochiamo inoltre la protezione della Vergine Maria affinché neutralizzi e sconfigga tutti gli attacchi perversi del Maligno contro la Casa di Preghiera, il cui unico scopo pare sia quello di impedire la diffusione dell’opera dell’Associazione “Gesù Divino Amore” tanto desiderata da Gesù e realizzata nella persona di Don Serafino Falvo. Ma le porte degli inferi non prevarranno su di essa. Gesù in questa Casa ha posto la sua dimora e il suolo che calpestiamo è suolo santo! Il cuore dell’Immacolata trionferà! Alleluia, gloria a Dio, a Lui solo l’onore, la lode e la gloria per sempre!

Grazie dell’attenzione, Dio ci benedica e faccia risplendere su di noi tutti la luce del suo volto.

Antonio e Caterina

Non venimmo per cercare Dio, ma piuttosto le cose di Dio, con la stessa mentalità con cui si va dai maghi.

Quello che ci interessava era un colloquio con don Serafino, ma le persone del servizio, ci pregarono gentilmente di rimanere a Messa. Ci sentimmo incastrati, tuttavia rimanemmo, con nel cuore l’amarezza di aver fatto un viaggio a vuoto. Era il terzo sabato di maggio 1994, ore 10,30. Scendemmo nel tendone e l’assemblea che batteva le mani e lodava il Signore a mani alzate ci lasciò molto perplessi. “Ma dove siamo finiti?” Ci chiedemmo. Finì la Messa, e non fu possibile parlare con don Serafino. Delusi, tornammo a casa e per strada discutemmo con mio marito: di quel luogo non ne volevo più sapere. “Una volta basta e avanza!” Gli dissi seccata, pensando nervosamente alle mille faccende domestiche che avrei potuto svolgere quella mattina. Mio marito invece era propenso a tornare, ma vedendomi molto arrabbiata, preferì lasciar cadere l’argomento.

I giorni trascorrevano e la notte mi svegliavo che già il mio cuore cantava i ritornelli di lode a Gesù, sentiti a quella strana Messa. Pensavo alle parole dette dal Sacerdote: “Gesù ti ama, così come sei” “Non siete qui perchè l’avete voluto voi, ma è Gesù che vi ha chiamato”.

Uno strano senso di benessere mi perseguiva, mettendomi a disagio. Non potevo certo parlarne con mio marito, visto che per la strada del ritorno ne avevamo già discusso in malo modo.

Ma giorno dopo giorno, notte dopo notte, le mura di Gerico del mio cuore iniziarono a vacillare, finché il venerdì successivo crollarono definitivamente.”Che facciamo domani?” chiesi. E lui “boh…si torna a Pontassieve?” Il mio cuore fece un balzo di gioia, ma timorosa dissi un secco “va bene”.

Sono passati tanti anni, ed eccoci ancora qui, in cammino. Felici di far parte di questa grande famiglia della Casa di Preghiera Gesù Amore, oggi guidata dal nostro carissimo don Alejandro. Sono infinite le meraviglie che il Signore ha operato nella nostra vita. Certo non mancano le tribolazioni quotidiane di ogni genere, ma siamo consapevoli che c’è Gesù che con noi combatte e vince. Certe volte ci prova nel fuoco, ma è solo per renderci più pazienti e più forti, per la Sua gloria.

Qualche anno fa, dopo un periodo di dolori agli arti inferiori per i quali non riuscivo ad ottenere nessun miglioramento con alcuna cura, mi fu prescritta l’elettromiografia per valutare il sistema nervoso.

Lì per lì non mi resi conto della diagnosi formulata, ma la faccia del medico di famiglia non mi lasciò presagire nulla di buono e mi dette il nome di un professore neurologo, specialista in malattie rare, a Siena. Perciò a casa iniziai a cercare le parole del referto medico su Internet e così realizzai che il mio problema piano piano mi avrebbe portato all’ immobilità.

Questo seme si piantò nel mio cuore avvelenandomi l’esistenza e la depressione fece la sua parte. Iniziai le visite a Siena, ma il professore, che cominciai a frequentare con una certa regolarità, con il martellino mi picchiettava qua e la’, mi liquidava con una pastiglia e due parole: “signora lei non ha niente”.

Affermazione che chiaramente metteva in crisi anche il rapporto con mio marito. Io ero sempre più arrabbiata, perché di fatto i dolori c’erano.

Qualche altro medico mi disse di fare sport, di camminare, di fare nuoto. Con l’attività fisica mi sentivo meglio.

Il 24 Agosto, festa di S. Bartolomeo, patrono della mia parrocchia, il professore decise di rifarmi fare l’elettromiografia. La dottoressa che eseguì tale esame, iniziò a scrutare il precedente referto dell’esame fatto a gennaio, confrontandolo con l’attuale.

Poi sentenziò: “ma signora, queste analisi sono sbagliate, lei non ha proprio niente, anzi, devo dire che i suoi nervi sono in ottima forma!”

Non vi dico la gioia con mio marito! Per la strada del ritorno pregammo e ringraziammo Gesù e al nostro patrono S. Bartolomeo, al quale mi ero affidata.

Quella sera tornai dal medico di famiglia per dargli la bella notizia: tutto sbagliato! Il medico mi guardò serio e mi disse: “insomma ti fanno male le gambe o no?” Chinai il capo pensierosa, e risposi “Sì”. Lui, severo, mi invitò a prendere tutte le analisi e a tornare dal professore di Siena per andare avanti nelle ricerche.

Ancora analisi…non ne potevo più. E ciò che mi faceva arrabbiare era la sua solita conclusione, in netto contrasto con ciò che provavo: “signora, lei non ha niente, tuttavia continuiamo nelle ricerche. Nel frattempo faccia molta attività fisica”.

Un giorno di ottobre il postino ci portò una cartolina di un amico Sacerdote da Lourdes con l’immagine della Madonna, e insieme la busta dell’ospedale di Siena, contenente le risposte delle ultime analisi. Dissi in cuor mio: la Madonna non può portare brutte notizie! Aprì la busta…tutto negativo!!!!!

Un po’ i sintomi ci sono tutt’ora, ma da quel momento ho buttato via l’indirizzo del professore, ho messo in cima ad un armadio tutti gli accertamenti e ho realizzato che il medico migliore è Gesù, Signore della Vita! Lode e gloria solo a Lui!

All’inizio di questo anno, per altri motivi, ho ripetuto alcune analisi. Anche queste lasciavano presagire qualcosa di brutto..ipotesi avallata soprattutto da un improvviso dimagrimento. Lì per lì non ho dato molto peso alla cosa…ma stavo male, e una persona alla quale confidai questi problemi, mi dette una “svegliata”, pur senza allarmarmi, consigliandomi di non sottovalutare quelle risposte, ma di tornare velocemente dal medico di famiglia, perché agire tempestivamente significa fare prevenzione.

Questa volta mi rifiutai di cercare su internet, però accettai il consiglio. Anche il medico di famiglia mi rimproverò di non essermi fatta vedere prima con quei risultati, e mi prescrisse una serie di accertamenti. Tuttavia un’analisi dopo l’altra tutto risultava negativo. Ripetute nuovamente quelle che davano adito a qualcosa di brutto, fu accertato che i valori erano tornati quasi nella norma, senza alcuna cura, e nel frattempo avevo ripreso velocemente qualche chilo.

In queste situazioni abbiamo sempre perseverato nella preghiera, insieme a mio marito, pur nelle tempeste che non mancano mai. Quello che vogliamo testimoniare è che certamente la porta è stretta, e i tempi di Dio non sono i nostri tempi. Tuttavia confidando in Lui, tutto va a posto.

Forse nell’ambito delle diagnosi vi possono essere errori umani, o situazioni fisiologiche che rientrano in equilibrio da sole…

ma a me piace pensare che niente è impossibile a Dio, e frequentando la nostra Casa di Preghiera, dove soffia forte il Vento dello Spirito Santo, sono continue in ognuno di noi le meravigliose opere del Signore. Siamo nelle Sue mani, come vasi nelle mani del Vasaio.

Sia lode a Gesù che compie miracoli guarigioni e prodigi, perché egli è lo stesso, ieri oggi e sempre, alleluja!

Perciò a tutti, ma in particolare a chi frequenta questo luogo da poco tempo, vorremmo dire cantando nella gioia: non mollare mai, non mollare mai….:-) Grazie Gesù!!!!!

12 giugno 2010

Liana Castiglionesi