art. La Nazione



«Eppure quel prete mi ha fatto la grazia» L’incontro con Don Serafino alla messa in Sant’Andrea. È la mamma della bimba più buona d’Italia. Emilia Gallo Simi è cieca dalla nascita. Trasmette la tipica socievolezza partenopea nel viso aperto, luminoso e parla volentieri di quella che per lei è la speranza di tutta la vita: riuscire a vedere. E, raccontando, si anima, si emoziona, arrossisce. Emilia, 53 anni è nata a Napoli, vive dal ’58 in Toscana e dal ’66 abita in città, dove lavora come centralinista al Provveditorato. È sposata (anche suo marito è cieco) e ha tre figli. La più piccola Susy, undici anni, è stata premiata nel 1988 come bambina più buona d’Italia perché è, nella vita quotidiana, «gli occhi dei suoi genitori». Da poco più di un mese la vita della donna è cambiata. Dice di cominciare a vedere qualcosa, nonostante che i medici le abbiano detto che la sua è una cecità irreversibile. Emilia afferma di distinguere le luci e le ombre, i chiari e gli scuri. Non ha dubbi: «È stata una grazia, dice, compiuta attraverso don Serafino Falvo di Pontassieve, si quello che ha riempito la chiesa al Cisternone con la sua messa».

Emilia ci racconti come è andata. «A settembre padre Serafino è venuto a Livorno e ha celebrato la messa in Sant’Andrea Come me si erano riuniti lì per la celebrazione molti invalidi. Sapevamo che il rito era dedicato alle preghiere per la guarigione. E infatti proprio questo diceva padre Serafino, che per guarire bisogna credere, avere Fede».

Ma quando ha avuto la sensazione di cominciare a vedere qualcosa? «Dopo l’incontro con padre Serafino un giorno mi è sembrato di distinguere la luce di una lampadina. Ma all’inizio ho pensato che fosse una mia suggestione, che fossi io ad illudermi di vedere. Poi una mattina in ufficio ho avuto l’impressione di distinguere il vetro di una finestra dal bianco del legno. Altre volte ho distinto i lampioni. E chi era accanto a me mi confermava quello che mi pareva di vedere. È l’occhio sinistro che ha subito un cambiamento. Prima per me era indifferente tenerli aperti o chiusi; adesso invece col sinistro distinguo qualcosa».

Ha più incontrato padre Serafino? «Sì perché qualche giorno fa, l’11 novembre per il mio compleanno, ho confidato in famiglia quello che mi stava succedendo. Sono stati loro a convincermi ad andare da padre Serafino a Pontassieve, sabato scorso. Sono riuscita anche a parlare con lui. Si è fermato e mi ha messo una mano sulla testa. Gli ho detto che avrei voluto vedere almeno una volta la luce che Dio ha creato. Il padre mi ha accarezzato gli occhi e mi ha detto di aver pazienza e di continuare ad avere fede».

In questi ultimi giorni è cambiato qualcosa? «Continuo a distinguere le luci, le cose chiare se sono accanto a quelle scure e mi oriento meglio anche per strada. Ma soprattutto ho riacquistato fiducia. L’incontro con padre Serafino mi ha trasmesso una grande serenità. Se n’è accorta anche Susi. Non so se la mia cista maggiorerà, ma intanto prendo con grandissima gioia questa speranza che sento dentro e che mi fa sentire tanto bene».

(da ·La Nazione» di Livorno. I dicembre 199n)